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«Berlino era Sofia, Sofia era Berlino, la città che mi aprì la mente, che mi fece davvero comprendere ciò che prima non comprendevo, che mi fece chiarezza sul mondo di Sofia». «La sua figura in quel contesto era forestiera, la sua identità sconosciuta, un uomo perso in una realtà trasparente». «Arrivò l'autunno, l'inverno e la primavera, poi una nuova estate. Olvar passava pochi minuti in piedi davanti alla finestra, il rimanente del tempo lo trascorreva nel letto. Aveva messo su un viso impersonale, due occhi quasi sempre aperti, una bocca tirata in sofferenza, mentre le dita delle mani erano rigide e scomposte. Un ragazzo dai movimenti lenti, che sostava per lunghe ore con la testa affossata nel gonfio cuscino, che rosicchiava le zampe di gallina con movimenti autistici, che sillabava parole incomprensibili». Una raccolta di racconti brevi dove i protagonisti sono alla continua ricerca dell'identità (La realtà trasparente), dell'introspezione (L'anima prigioniera), del senso della vita e del tempo (La nave senza parola). Ricorrono i grandi temi dell'amore, della morte e dell'emarginazione (L'abisso).